
Con il continuo sviluppo dell’intelligenza artificiale, che ormai non è più solo nei laboratori ma anche nei dispositivi di uso quotidiano (basta pensare che gli ultimi iPhone presentati un mese fa montano un “motore neurale”, cioè un embrione di IA, nel loro processore), diventa sempre più importante cominciare a pensare al ruolo dei robot nella società umana. O, a seconda del punto di vista, è necessario interrogarsi seriamente su quale sarà il ruolo degli esseri umani in una società che diventerà via via sempre più iperconnessa, automatizzata e robotizzata.
Il motivo è che è possibile che le due principali strade di sviluppo dell’intelligenza artificiale, cioè gli intelletti sintetici (con sistemi cognitivi, big data, network neurali e in generale tutti gli strumenti di machine learning) e i veri e propri robot (cioè macchine progettate per svolgere, grazie a una serie di sensori e di attuatori, un compito guidate dall’intelligenza artificiale), possano portare non solo progresso, benessere e avanzamento della conoscenza ma, come sostengono figure del calibro di Elon Musk e Stephen Hawking, anche potenziali insidie.
Attualmente, infatti, l’intelligenza artificiale è “confinata” in applicazioni specifiche: ogni “cervello sintetico”, in pratica, può operare solo in un ambito ristretto alla soluzione di un singolo problema o di una serie di problemi. C’è ad esempio un’IA che gioca a scacchi, un’altra che rileva e analizza i dati raccolti da sensori IoT, un’altra ancora che sta imparando a guidare l’auto, una che offre consigli di investimento e così via. Ma che cosa succederà quando (ed è solo questione di tempo prima che accada) l’intelligenza artificiale inizierà a imparare in modo completamente autonomo, sarà capace di prendere decisioni autonome e, grazie alle sue capacità di analisi e di calcolo, scoprirà soluzioni che un essere umano non avrebbe mai potuto concepire? E che cosa succederà quando questa IA avrà anche un corpo per poter interagire in modo fisico con l’ambiente esterno?
Secondo i critici, il risultato potrebbe essere la perdita di alcuni posti di lavoro, perché i robot, più veloci, più “intelligenti” e più instancabili degli esseri umani, potrebbero prendere il loro posto. Al contrario, molti sono convinti che non saranno certo la tecnologia, i robot e l’intelligenza artificiale ad essere un rischio per i lavoratori: uno studio dell’Ocse sostiene infatti che solo il 9% degli impieghi in 21 Paesi del mondo potrà eventualmente essere svolto da macchine o IA.
Il dibattito sul futuro del rapporto tra uomo e macchina però è ancora lontano dal trovare una soluzione. Ma alcune aziende si stanno ponendo seriamente il problema, esplorando i possibili scenari di sviluppo di robot con un alto grado di autonomia ma al tempo stesso con un avanzato sistema di controllo. Tra queste, spicca Hitachi con il suo umanoide EMIEW3, un robot progettato dichiaratamente per “vivere con gli umani, e fornire sofisticati servizi alle persone”: ad esempio può essere utilizzato in strutture come stazioni e aeroporti per guidare i passeggeri verso il gate o il binario di partenza, oppure in negozi e banche per accogliere i visitatori e indirizzarli alle aree di interesse, o ancora per l’assistenza ad anziani e bambini che non hanno familiarità con i classici servizi informativi come totem o touch screen. Grazie ai suoi sensori ambientali e di comunicazione, EMIEW3 può capire se nelle vicinanze ci sono persone in difficoltà (come ad esempio passeggeri che si sono smarriti in aeroporto), avvicinarle, parlare con loro in diverse lingue e aiutarle a risolvere il loro problema. E se l’umanoide Hitachi è autonomo in molte situazioni, il fatto di avere un cervello elettronico “delocalizzato” (l’intelligenza artificiale che lo guida è infatti in cloud) e di poter essere controllato a distanza aumenta sia il grado di sicurezza sia la flessibilità del robot, le cui capacità possono essere espanse e integrate: può ad esempio diventare un sorvegliante, oppure il controllore di un gruppo robot a lui subordinati, o ancora può essere utilizzato nei reparti di produzione o nel magazzino delle aziende, oppure come vettore per i servizi di consegna.